SERGIO DI NATALE SEXTET
1. Today
2. Antiphonal Rhytmic Blues (dedicato a Max Roach)
3. Mimo
4. Claressence
5. Eleven Groove
6. Giochi di luglio
7. Somewhere Song
8. Unlimited Travel
9. Invisible love
2. Antiphonal Rhytmic Blues (dedicato a Max Roach)
3. Mimo
4. Claressence
5. Eleven Groove
6. Giochi di luglio
7. Somewhere Song
8. Unlimited Travel
9. Invisible love
Sergio Di Natale- batteria
Mario Nappi- piano
Federico Luongo- chitarra
Davide Costagliola - basso
Stefano Giuliano- sax alto, sax soprano
Umberto Muselli- sax tenore
Mario Nappi- piano
Federico Luongo- chitarra
Davide Costagliola - basso
Stefano Giuliano- sax alto, sax soprano
Umberto Muselli- sax tenore
RASSEGNA STAMPA
Recensione "4ARTS"
Recensione "4ARTS"
Questo periodo storico, questa epoca di miscelazioni e di culture dai lunghi cicli transita nella percezioni di suoni discreti e potenti, in un senso della vita trasfuso in un sound che aiuti ad elevarsi verso qualcosa di più leggero e che consenta alla musica di proporre meditazioni lievi, non sperimentali e quanto più possibile “libere”. Pensiamo che da ciò nasca l’intuizione jazzistica di Sergio Di Natale, secondo il quale, immaginiamo, la musica dovrebbe esser fatta di passione, di possibilità d’intravedere le dimensioni che le nuove culture rendano possibile avvertire “a orecchio nudo”, disponibili per un distacco dalle convenzioni e dalle mode in ogni senso.
Verso la libertà dai condizionamenti e dalle mode si muove il Nostro nell’estetica dell’Oggi (“Today”): un andamento binario che segna di un proprio linguaggio il futuro indicato da John Coltrane, la visionarietà di Charles Mingus, il flessuoso calore di Wes Montgomery, la propulsione educata e classica di Dave Brubeck, i cui prestiti linguistici da Bach e Chopin vengono scanditi in un “time out” fra Lennie Tristano e Paul Desmond, che di Brubeck fu magnifico sassofonista ed interprete elegante e sofferto.
Il vigore trascinante della “title track”, la cesellata armonia di “Antiphonal Rhythmic Blues”, la fine efficacia impressionista di “Mimo”, il “groove”energetico ed elegante di “Eleven Groove”, il moderno sincopare da Greenwich Village di “Giochi di Luglio”, il “moderato” riflettere di “Somewhere Song”, il penetrante nitore metheniano di “Unlimited Travel”, depongono il mondo di questo jazz in un frammento di colta e lirica pausa nel tempo delle Blue Notes.
Di notevole impatto espressivo sono le composizioni originali di Di Natale, calde e poste in un contesto musicale coinvolgente, istintuale, avventuroso, curioso, teso nella sensazione della “bellezza” tradotta nell’intensità Hard Bop e nel veemente slancio del timbro solido e pulito di Dave Holland (“Claressence”) così come nell’oscuro stellare monkiano di “Invisible Love”, ballad avvolgente, penetrante, morbida e virginale, che chiude questo album di intime passioni, di seducente vitalità e di inquieto slancio.
Avvertire l’emozione per “la creatività dell’improvvisazione che muovendosi da quell’essenza strutturale immanente a ogni tentativo di superare ed elaborare qualsiasi dato determinato, anela a divenire Altro, con-sul-oltre la Forma”: questo il pensiero di Di Natale nel booklet.
Come osservò il filosofo Theodor Wiesengrund Adorno ne “Il fido maestro sostituto”:
“La sospensione del tempo, intesa come fine di ogni coercizione, è l'ideale della musica”.
Verso la libertà dai condizionamenti e dalle mode si muove il Nostro nell’estetica dell’Oggi (“Today”): un andamento binario che segna di un proprio linguaggio il futuro indicato da John Coltrane, la visionarietà di Charles Mingus, il flessuoso calore di Wes Montgomery, la propulsione educata e classica di Dave Brubeck, i cui prestiti linguistici da Bach e Chopin vengono scanditi in un “time out” fra Lennie Tristano e Paul Desmond, che di Brubeck fu magnifico sassofonista ed interprete elegante e sofferto.
Il vigore trascinante della “title track”, la cesellata armonia di “Antiphonal Rhythmic Blues”, la fine efficacia impressionista di “Mimo”, il “groove”energetico ed elegante di “Eleven Groove”, il moderno sincopare da Greenwich Village di “Giochi di Luglio”, il “moderato” riflettere di “Somewhere Song”, il penetrante nitore metheniano di “Unlimited Travel”, depongono il mondo di questo jazz in un frammento di colta e lirica pausa nel tempo delle Blue Notes.
Di notevole impatto espressivo sono le composizioni originali di Di Natale, calde e poste in un contesto musicale coinvolgente, istintuale, avventuroso, curioso, teso nella sensazione della “bellezza” tradotta nell’intensità Hard Bop e nel veemente slancio del timbro solido e pulito di Dave Holland (“Claressence”) così come nell’oscuro stellare monkiano di “Invisible Love”, ballad avvolgente, penetrante, morbida e virginale, che chiude questo album di intime passioni, di seducente vitalità e di inquieto slancio.
Avvertire l’emozione per “la creatività dell’improvvisazione che muovendosi da quell’essenza strutturale immanente a ogni tentativo di superare ed elaborare qualsiasi dato determinato, anela a divenire Altro, con-sul-oltre la Forma”: questo il pensiero di Di Natale nel booklet.
Come osservò il filosofo Theodor Wiesengrund Adorno ne “Il fido maestro sostituto”:
“La sospensione del tempo, intesa come fine di ogni coercizione, è l'ideale della musica”.
di Fabrizio Ciccarelli