Un percorso musicale in continua fermentazione e sperimentazione quello del virtuoso batterista e compositore partenopeo Sergio Di Natale, alla sua quarta produzione discografica personale per la NoVoices Records.
L'album rappresenta un momento molto significativo del suo cammino, in cui esprime tutte le proprie variegate e rilevanti esperienze musicali (tra le quali chiare sono le contaminazioni latine e, in forma minore, il funky, il tango, lo swing) per volgere alla conquista di uno stile assolutamente personale e riconoscibile. O meglio, come bene descrive lui stesso nelle note di copertina, "For A Walk Inside" è un punto di arrivo che sintetizza "tutte le esperienze passate ma anche il presente, quella sorta di "impressionismo" delle idee che cercano nel suono la loro attuazione".
Molti brani sono originali, scritti quasi tutti dallo stesso batterista e costruiti con dinamica armonia, senza tralasciare le proprie personali, consuete e sempre interessanti riletture di leggende delle blue notes quali Bill Evans, Horace Silver e Wayne Shorter, nei confronti delle quali l'estro di Di Natale sembra godere di un' inesauribile creatività.
Unico brano a non essere stato arrangiato dal drummer è "Hands", composizione di Massimo Spinosa costruita con pregevole cura dei dettagli armonici sulla base di una ricercata sinergia tra gli avvolgenti impasti sonori degli archi e la piacevole voce di Nadia Boccarusso.
Tra gli ottimi musicisti ad accompagnarlo in questa riuscita avventura vi sono i visionari Solis String Quartet, versatile formazione di archi con alle spalle una carriera già ricca di collaborazioni eccellenti con Dulce Pontes, Pat Metheny, Noa, Richard Galliano,Teresa Salgueiro, Donovan, Sinead O'Connor, Maria Joao, Omar Sosa, Hevia e Jimmy Cliff, oltre al raffinatissimo e duttile polisassofonista Marco Spedaliere (che ha già collaborato con lui alla produzione di "What's New", No Voices 2010).
Com'è giusto che sia, visto il ruolo strumentale dell'autore, è sulla parte ritmica che si concentra la maggior parte della meditazione artistica. Le principali influenze sono due: la "movida" latino-americana, come nell'intenso brano di apertura (dal quale prende il nome l'intero album) dove sono proprio il basso e la batteria a disegnare l'intera armonia della canzone, e lo swing di "Dinatanatol" di cui piace ricordare il dinamico impasto sonoro in stile big band ed il cromatismo luminoso di Vincenzo Saetta.
Incisivo ed equilibrato il groove sincopato disegnato intorno al celebre brano "Beautiful That Way", melodia resa celebre nel film "La Vita è Bella" di Roberto Benigni, attraverso un disinvolto arrangiamento che scorre ancora una volta con linearità tra sfumature swing e latine.
Dopo aver studiato con meticolosità e rielaborato con fine gusto musicale gli standards del passato, Sergio Di Natale dimostra di aver raggiunto la maturità necessaria per una registrazione incentrata su forme estetiche originali e personali. Il risultato è una performance di raffinato lirismo artistico, affabile e formalmente appassionante, un punto di arrivo notevole per un musicista davvero interessante e creativo.
Fabrizio Ciccarelli e Andrea Valiante per Jazzitalia