1. Nr. 1. Overture (Die Dreigroschenoper)
2. Jelly Roll
3. Rumbler
4. Boogie stop shuffle
5. Indagine
6. Fables of Faubus
7. Farewell Farewell
8. Indagine
9. Take the "A" train
10. Let's make the water turn back
11. Good by pork pie hat
12. Cha Cha
13. Crosstown Traffic

Enrico Del Gaudio - batteria
Antonio Iasevoli - chitarre
Vittorio Pepe - basso
Pericle Odierna - sassofoni, clarinetti
Filippo Dallio - chitarre (1,9,10,13)
Piero De Asmundis - piano (1,10,13)
 
 
 
 
 

RASSEGNA STAMPA

Il jazz, e la voglia di libertà
di Massimiliano Cerreto

Il suo primo disco solista (AAAHHHUUUMMM!!! – il Manifesto) è stato un grandissimo successo. Merito anche degli oltre trenta artisti (musicisti e non) che vi parteciparono e, tra, questi, l'attore Mario Scarpetta, che è recentemente scomparso. Ma come portare in scena un'opera così complessa e articolata? E' questa la domanda che si è posto il batterista e compositore Enrico Del Gaudio. Nasce, allora, "Standards vol.1 (Ipotesi n°1 per un concerto di Jazz)".
Ad essere sinceri, l'album non è assolutamente una mera riproposizione di "AAAHHHUUUMMM!!!". Ciò che rimane immutato è, però, il desiderio di Enrico Del Gaudio di ritrovare l'essenza del Jazz. Ed è questo desiderio che l'artista partenopeo intende portare in scena, seppure virtualmente dato che "Standards vol.1" è interamente registrato in studio. Ma del live, l'atmosfera c'è proprio tutta. Se si osserva, ad esempio, la durata dei brani, ci si rende conto che le tracce sono tutte unite da un continuum sonoro che non è per niente interrotto dalle numerose digressioni tematiche.
E c'è una cosa che merita ancora più attenzione: il significato che l'artista da alla parola standards. «Aver aperto il disco con la overture dell'Opera da tre soldi di Bertold Brecht (musiche di Kurt Weill – nda) significa andare aldilà del concetto tradizionale di standard. Per me, sono standards quei brani in cui riconosco la mia storia, artistica e non». (Enrico Del Gaudio). Queste parole permettono di comprendere la presenza, in "Standards vol.1", di composizioni di Ennio Morricone, Frank Zappa, Jimi Hendrix e Carlo Rustichelli.
Più difficile, invece, definire (leggi "etichettare") la musica interpretata da Enrico Del Gaudio e dai suoi (bravissimi) compagni d'avventura. Tutti artisti senza i quali, come si comprenderà più tardi dalle dichiarazioni dello stesso Del Gaudio, il disco non sarebbe stato lo stesso. Seguendo l'ordine del booklet, abbiamo Antonio Iasevoli (chitarre), Vittorio Pepe (al basso), Pericle Odierna (sassofoni e clarinetti), Filippo Dallio (chitarre) e Piero De Asmundis (pianoforte).
Ecco, allora, cosa dichiara Enrico Del Gaudio a proposito della sua musica: «In "Standards Vol.1" c'è il tentativo di ritornare alla radice più intima del jazz, ossia al concetto di musica improvvisata. Ciò, però, attraverso delle forme espressive che sono decisamente moderne. Non deve stupire, quindi, l'apertura al free jazz e a quello che definisco punk jazz. L'elemento dominante di "Standards Vol.1" - a differenza di "AAAHHHUUUMMM!!!" in cui descrivevo la mia visone della realtà quotidiana attraverso la rilettura della musica di Mingus – è il gruppo. In altre parole, quello che si ascolta nel disco è il mio modo di concepire la musica dal vivo e, più in particolare, la musica che considero come il risultato dell'interplay con i miei musicisti. E', quindi, il talento e lo stile di ciascuno di loro ad aver influenzato maggiormente le mie scelte».
In una simile concezione della musica, anche il drumming di Enrico Del Gaudio risulta poco codificabile. Chi conosce la sua storia artistica può (ri)trovare, nel disco, il batterista della "Federico II Jazz Orchestra", una delle esperienze più recenti; l'alterego ritmico della musica senza confini (dire World Music sa troppo di "etichetta") del geniale Daniele Sepe, con cui ha collaborato in passato; il sessionmen instacabile e dal fraseggio pressoché illimitato. L'ex allievo di Valter Scotti e Antonio Golino, i fondatori della scuola batteristica napoletana, è dunque cresciuto, e già da tempo. L'album è un ulteriore conferma della unicità dello stile di Enrico Del Gaudio, che risiede nella rara capacità di essere suonare in modo davvero musicale, nell'essere musicista prima ancora che strumentista.
In "Standards Vol.1" c'è, poi, anche una cosa che spesso, troppo spesso, manca nei dischi, e non solo in quelli di jazz: l'ironia (e l'autoironia). Lo testimonia, ad esempio la rilettura di "Jelly Roll", che ci riporta alle sigle dei primi cartoni animati americani. E puro divertimento emerge anche dalle interpretazioni di "Indagine", e dalla rilettura in chiave Ska di "Let's make the water turn back". Senza dimenticare, infine, "Cha Cha" di Carlo Rustichelli. Ironia e disimpegno non devono, però, far pensare ad un'opera superficiale. E' solo che, per Enrico Del Gaudio, e (purtroppo) pochi altri musicisti, jazz e noia non coincidono. Il disco può essere ordinato online sul sito www.novoices.it